Praga viene spesso definita la città dorata e la città delle cento torri: questi nomi le derivano dal fascino pittoresco frutto di secoli di storia e di arte che si condensano nel suo aspetto retrò.
Fra i vicoli acciottolati, le guglie delle torri, i colori delle facciate e i ponti sinistri è ancora possibile immergersi nelle atmosfere gotiche e medievali che si fondono a formare una suggestione unica nel suo genere.
La Storia di Praga e delle terre ceche è molto antica; nei territori dell’attuale Boemia si erano insediate già a partire dal IV secolo A.C. dapprima popolazioni celtiche, successivamente popolazioni germaniche.
Le prime tribù slave si insediarono in Boemia. Esse assimilarono le popolazioni preesistenti, fondarono i primi insediamenti nella zona di Malá Strana e costruirono due fortificazioni, una nella zona dell’attuale Castello, l’altra sulla collina di Vyžehrad.
Gli Slavi erano minacciati dal popolo degli Avari, residenti nei territori dell’attuale Ungheria. Trovarono unità e valida difesa sotto la guida del mercante franco Samo, che regnò poi per 35 anni.
La Boemia fece parte dell’Impero della Grande Moravia, che si estese alla Slovacchia, all’Ungheria e alla Polonia meridionale.
Si affermò la dinastia dei Premyslidi, discendenti dalla leggendaria principessa Libuše. Il primo re di questa dinastia che regnò su Praga fu Borivoj, che intorno all’870 fece costruire il Castello di Praga. All’epoca si diffuse nel paese la predicazione del Cristianesimo dei fratelli Metodio e Cirillo, “gli apostoli degli Slavi”. Lo stesso re si convertì, e fu battezzato dal predicatore Metodio. La sua vedova, Ludmilla, divenne la Santa protettrice della Boemia.
Durante il regno di Venceslao I (Václav) (925-935) – poi nominato Santo – il Cristianesimo divenne la religione ufficiale.
Venceslao I fu costretto a subordinarsi all’Imperatore tedesco Enrico I, cosa che generò lo scontento delle classi dominanti. Nella congiura guidata da suo fratello Boleslao il re perse la vita e Boleslao assunse il potere.
Il suo successore Boleslao II fece di Praga sede vescovile e fondò il monastero di San Giorgio.
Praga divenne col tempo importante sede di traffici e commerci e vi si stabilirono mercanti provenienti da mezza Europa, molti dei quali erano ebrei.
Nel 1085 Vratislav II divenne il primo Re di Boemia ma rimase subordinato al Sacro Romano Impero ed al re di Germania.
Re Vladislao II fece costruire il primo ponte in pietra sopra la Moldava, il ponte Judith che crollò per una piena nel 1342, e sulle cui fondamenta verrà poi edificato il Ponte Carlo.
A Praga furono fondate Staré Mesto (la città vecchia, il cuore cittadino) e Malá Strana, destinata agli abitanti di origine tedesca, che ricevettero il diritto di amministrarsi autonomamente applicando la legislazione del Magdeburgo.
Nel 1300 fu coniata la prima moneta boema, il groschen.
La dinastia dei Premyslidi si estinse nel 1306 con l’assassinio di Venceslao III, che morì senza lasciare eredi maschi.
Dopo un periodo di lotte per la successione al trono, la casata di Lussemburgo sostituì la dinastia dei Premyslidi. Nel 1311 salì al trono il Duca e Imperatore del Sacro Romano Impero Giovanni di Lussemburgo (in seguito al matrimonio con la figlia di Venceslao III Elisabetta e grazie all’appoggio dell’aristocrazia).
Intorno al 1320 il borgo attorno al Castello di Praga (Hradcany) prese il titolo di città.
Nel 1338 fu fondato il Municipio della Città Vecchia.
Il ponte Judith fu spazzato via da una piena della Moldava nel 1342.
Nel 1347 salì al trono il figlio di Giovanni di Lussemburgo, Carlo, col nome di Carlo IV – già Governatore di Boemia e Moravia e Re di Germania, e dal 1355 anche Imperatore. Carlo IV sarà ricordato come il più amato Re di Boemia: fece di Praga la capitale dell’Impero, la elevò al rango di Arcivescovado, la arricchì di monumenti (il Ponte Carlo, l’università Carlo, la zona di Nové Mesto – città nuova, la cattedrale di San Vito – la cui costruzione ebbe inizio nel 1344), diede grande impulso ai commerci migliorando le vie di comunicazione, ingrandì i suoi territori con acquisizioni dinastiche. Nel 1356 promulgò la Bolla d’Oro, una legislazione di tipo costituzionale che riconosceva il ruolo e la funzione dei Re elettori.
A Carlo IV succedette il figlio Venceslao IV (1378-1419), il cui regno vide il nascere e il diffondersi del movimento degli hussiti, che si ispiravano alla predicazione di John Wyclif condannando la secolarizzazione e la corruzione in cui era caduta la chiesa. Jan Hus, erede di Wyclif, teologo e docente universitario, radunava i suoi seguaci nella Cappella di Betlemme a Praga tenendo i sermoni in lingua ceca affinché avessero la maggior diffusione possibile. Diventato pericoloso per le gerarchie ecclesiastiche fu dichiarato eretico e condannato al rogo nel 1415.
La morte di Jan Hus diede inizio ad una serie di rivolte. Uno degli episodi principali fu la defenestrazione di alcuni consiglieri cattolici, da cui ebbero inizio le guerre hussite, che si protrassero per 15 anni.
Nel 1526 ebbe inizio il regno degli Asburgo e la sede del potere si spostò a Vienna. La corona resterà in mano agli Asburgo fino al 1918.
Il Castello di Praga venne ricostruito in stile rinascimentale e furono aggiunti alcuni luoghi di ricreazione (il Giardino Reale, il Belvedere, la sala della pallacorda).
Rodolfo II d’Asburgo venne nominato Re di Boemia nel 1576 e spostò la sua corte a Praga nel 1583. Praga divenne, così, il centro della scienza e dell’alchimia che le valse il soprannome di “Praga Magica”. Alla sua corte furono chiamati personaggi come gli astronomi Tycho Brahe e Giovanni Keplero, il pittore Arcimboldo e molti altri.
Il 23 maggio 1618 ci fu la seconda defenestrazione di Praga in cui i rappresentanti del Re furono gettati dalle finestre del Castello. Questo evento segnò l’inizio della Guerra dei Trent’anni, tra la nobiltà protestante e i cattolici Asburgo. Ferdinando II d’Asburgo fu deposto, e al suo posto si insediò Federico V del Palatinato.
La prima importante vittoria fu a favore degli Asburgo nella Battaglia della Montagna Bianca (1620): Federico V fu costretto alla fuga, i nobili suoi seguaci vennero giustiziati e Ferdinando II riportò la corte a Vienna.
Per Praga iniziò una grave decadenza: il castello cadde in rovina, la cultura ceca passò in secondo piano rispetto a quella tedesca, la lingua della burocrazia e della letteratura fu il tedesco, la religione ufficiale quella cattolica.
Nel 1689 un grande incendio devastò Praga: fu un’occasione per la ricostruzione e la rinascita della città e lentamente iniziò anche una graduale ripresa economica, che proseguì nel secolo successivo.
Nel 1740 divenne imperatrice Maria Teresa d’Austria (1740-1780) e grazie alle riforme da lei attuate la condizione di Praga migliorò sostanzialmente.
I quattro comuni indipendenti di Praga (Staré Mesto, Malá Strana, Hradcany e Nové Mesto) furono unificate da Giuseppe II d’Austria nel 1784, dando vita ad un’unica città. Il quartiere ebraico, chiamato Josefov in suo onore, vi si aggiunse solo nel 1850.
Un movimento nazionalista ceco chiamato Rinascita nazionale (národní obrození) iniziò la sua attività nel 1784: la lingua e la cultura ceche e l’identità nazionale cominciarono ad essere riportate in vita. Lo studio della lingua ceca venne introdotta nelle scuole e fu pubblicato il primo dizionario della lingua ceca.
Nel 1781 fu promulgato da Giuseppe II l’Editto di Tolleranza che garantì diritti politici e religiosi alle minoranze.
I moti che incendiarono l’Europa nel 1848 non risparmiarono Praga, ma furono facilmente repressi.
Negli anni ’60 si diffuse un movimento nazionalista ceco cui peraltro si contrapponeva un movimento nazionalista tedesco, ma i rappresentanti cechi nel 1861 ottennero la maggioranza dei seggi in Consiglio Comunale.
Nel corso dell’800 la Boemia visse una fase di forte industrializzazione ed espansione economica: nel 1845 fu inaugurata la linea ferroviaria che collegava Vienna a Praga. La crescita dell’industria diede come risultato l’aumento della popolazione di Praga in seguito alle migrazioni verso la città dalle campagne.
Il quartiere ebraico Josefov fu aggiunto al centro storico di Praga nel 1850.
La Rinascita Nazionale continuò: furono fondate istituzioni e costruiti grandi edifici per celebrare la storia e la cultura ceche. Nel 1868 aprì il Teatro Nazionale, nel 1890 il Museo Nazionale e furono risanati il Quartiere ebraico e la città nuova.
La sconfitta dell’Austria nella prima guerra mondiale portò nel 1918 al crollo dell’Impero Austro-Ungarico e alla dichiarazione d’indipendenza della Cecoslovacchia (sorta dall’unione delle repubbliche ceca e slovacca) di cui Praga fu eletta capitale.
Il Castello di Praga divenne la sede del primo presidente cecoslovacco democraticamente eletto, Tomáš Garrigue Masaryk.
Praga si avvicinò a Parigi tra la I e la II guerra mondiale.
Durante la II guerra mondiale (1939-1945) Praga ed il resto del paese vennero occupate dalla Germania Nazista.
L’insurrezione di Praga a la liberazione da parte dell’Armata Rossa posero fine alla II guerra mondiale nel 1945: la città uscì quasi illesa dalla guerra.
Il Partito Comunista prese il potere dopo il colpo di stato del 25 febbraio 1948. Venne fondato uno stato socialista sotto forma di Repubblica Popolare, poi come Repubblica Socialista a partire dal 1960.
Nel 1955 la Cecoslovacchia entrò a far parte del Patto di Varsavia.
Alexader Dubcek, segretario del Partito Comunista, proclamò il “socialismo dal volto umano” ed ebbe inizio un programma di riforme liberali noto come la “Primavera di Praga”. Ciò suscitò la pronta reazione degli altri stati del Patto di Varsavia, che occuparono militarmente il paese nell’agosto 1968 e oltre 100 dimostranti furono uccisi.
Il 1989 fu l’anno del crollo del muro di Berlino e della cortina di ferro che teneva divisi i blocchi comunisti. In Cecoslovacchia ebbe luogo la cosiddetta “rivoluzione di velluto” che portò alla caduta del regime e all’apertura dei confini.
Lo scrittore e drammaturgo Václav Havel fu eletto presidente alla prime elezioni democratiche del paese nel gennaio 1990.
Il 1° gennaio 1993 la Cecoslovacchia fu separata in due nazioni indipendenti: la Repubblica Ceca e la Slovacchia. Praga divenne nuovamente capitale della Repubblica Ceca.
Václav Havel viene eletto primo presidente della Repubblica Ceca nel gennaio 1993.
Nel 1999 la Repubblica Ceca entrò a far parte della NATO.
Nel 2002 alla Repubblica Ceca fu ratificato l’ingresso nell’Unione Europea, che è stato definitivamente accettato il 1° maggio 2004.
Il nome di Praga è legato a diversi importanti avvenimenti, in particolare:
Il primo scrittore praghese di nota è Franz Kafka (1883-1924), che alla sua città natale deve molto, non solo come contesto culturale in cui si è formato, ma anche come sfondo su cui si muovono le gesta dei suoi antieroi.
“E tuttavia Kafka era Praga e Praga era Kafka. Mai era stata così compiutamente e tipicamente Praga, e mai più lo sarebbe stata come durante la vita di Kafka. E noi, i suoi amici … sapevamo che quella Praga era contenuta ovunque nell’opera di Kafka, in finissime particelle. In ogni sua riga noi potevamo e possiamo ancora assaporarla”
Johannes Urzidil, Di qui passa Kafka, ed. e/o, 2002, p. 167
Descrizione di una battaglia è il racconto che più esplicitamente fa riferimento a Praga, anche se la città e le sue atmosfere sono costantemente presenti in tutte le opere kafkiane, sebbene non in maniera sempre esplicita.
L’ispirazione del Castello non sembra derivare dallo Hradcany di Praga (anche se non vi è certezza), mentre nel Processo un’intera scena è ambientata all’interno della Cattedrale di San Vito, e la scena finale probabilmente nelle cave di pietra di Strahov, sopra la città.
Abbiamo raccolto una selezione di citazioni su Praga:
“Tutto ciò rendeva Praga, nella sua meravigliosa bellezza, una città piena di incanti e di spettri, e faceva di essa il simbolo dei vuoti e delle ombre della vita e soprattutto della nostalgia per tutto ciò che ad essa manca”.
“Tutto ciò ne ha fatto la città per eccellenza dello spaesamento, dello sradicamento, della perdita, tanto più sentiti quanto più tenace e vitale è l’attaccamento al vicolo, alla bettola, al piccolo dettaglio amato che balena nell’incubo e nel delirio del sogno”.C. Magris, Fortune e sfortune di un trittico. Una storia quasi praghese, in: J. Urzidil, Trittico praghese, Milano, Adelphi, 1993, p. 226, 228
“Praga vive ancora nel segno di questi due scrittori [ndr. Kafka e Hasek], che meglio di altri hanno espresso la sua condanna senza rimedio, e perciò il suo malessere, il suo malumore, i ripieghi della sua astuzia, la sua finzione, la sua ironia carceraria. […] Ogni notte, alle cinque, si destano i gotici busti della galleria di sovrani, architetti, arcivescovi nel triforio di San Vito. Ancor oggi due zoppicanti soldati con le baionette inastate, al mattino, conducono Josef Svejk giù da Hradcany per il Ponte Carlo verso la Città Vecchia, e in senso contrario, ancor oggi, la notte, a lume di luna, due guitti lucidi e grassi, due manichini da panoptikum, due automi in finanziera e cilindro accompagnano per lo stesso ponte Josef K. verso la cava di Strahov al supplizio.
Ancor oggi il Fuoco effigiato dall’Arcimboldo con svolazzanti capelli di fiamme si precipita giù dal Castello, e il ghetto si incendia con le sue scrignute catapecchie di legno …”“L’ambigua città vltavina non giuoca a carte scoperte. La civetteria antiquaria, con cui va fingendo di essere ormai solamente natura morta, taciturna sequela di trapassati splendori, spento paesaggio in un globo di vetro, non fa che accrescere il suo maleficio. Si insinua sorniona nell’anima con stregamenti ed enigmi, dei quali solo essa possiede la chiave. Praga non molla nessuno di quelli che ha catturato.”
A. M. Ripellino, Praga magica, Torino, Einaudi, 1991, p. 5, 11
“Con tanti contrasti, come avrebbe potuto questa città non avere dunque anche nella sua architettura e nel suo volto un che di spigoloso, di rude, di inquietante? Temperamenti troppo diversi vi si sono scatenati. E per quanto in ogni vicolo aleggiassero gli effluvi di buona birra forte e salumi affumicati, ovunque fluttuavano però anche le nebbie dei miti …”
“Ogni casa, ogni via, ogni piazza di Praga continuava senza posa a gridare, lungo tutto il corso della Storia: ‘Non dimenticare questo! Non dimenticare quello!’, così che a furia di ricordi e di vendette ci si dimenticava addirittura la vita presente.”
J. Urzidil, Trittico praghese, Milano, Adelphi, 1993, p. 15, 21
“Ci sono tante componenti nella storia e nell’anima di Praga. Ma quello che ci meraviglia è come tutto si sia fuso e composto in una cultura di grande spessore, che a noi piace oggi leggere come risultato di un grosso impegno di intelligenza, di un’intelligenza lievitata e maturata nella convivenza”
“Nella Moldava che attraversa la città leggiamo riflessa l’attiva presenza di Carlo IV e della predicazione di Jan Hus, il martirio di Jan Nepomuk, la saggezza del grande rabbi Jehudah Löw, la forza del Golem, la bizzarria di Rodolfo, le stravaganze di Arcimboldo […] Così come le molte umiliazioni della sua storia, quasi una cultura della sconfitta: dalla Montagna Bianca all’occupazione di Hitler, all’umiliante servaggio di Stalin. E finalmente la rivoluzione di velluto guidata da Vaclav Havel …”
G. Gandolfo, Praga luogo dello spirito, in: Praga Mito e letteratura, Shakespeare and Company, 1993, p. 256
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